Medagliere olimpico rivisto in base alla popolazione

Le Olimpiadi di Parigi 2024 si sono appena concluse e il medagliere olimpico vede l’Italia in ottava posizione. Molto bene!

Ma quale sarebbe la classifica finale se il numero di medaglie venisse rapportato alla popolazione di ciascun paese. Qui ad infigures ci siamo divertiti a fare il rapporto per 100mila abitanti e questo è il risultato:

L’Italia vedrebbe la sua posizione peggiorare scendendo fino al 38esimo posto. Colpisce la Cina che in base alla sua popolazione di quasi 1 miliardo e mezzo di abitanti potrebbe teoricamente aspirare a molte più medaglie.

Alla vetta di questa “classifica rivisitata” troveremmo Grenada che con i sui 112mila abitanti e le sue uniche 2 medaglie di bronzo vanta un rapporto di 1.7 medaglie per 100mila abitanti. Di seguito la classifica completa.

Pos.Pos. correttaNazioneMedagliePopolazionePer 100mila ab.
801Grenada2112,5191.777
622Dominica173,0401.369
553Saint Lucia2178,6961.119
114Nuova Zelanda205,106,9220.392
335Bahrein41,503,0910.266
446Giamaica62,734,0930.219
47Australia5325,750,1980.206
148Ungheria199,769,5260.194
69Paesi Bassi3417,538,1810.194
2410Georgia73,716,8580.188
8411Capo Verde1556,8570.180
3012Croazia74,058,1650.172
7213Repubblica di Moldavia42,512,7580.159
2914Danimarca95,837,2130.154
1815Norvegia85,384,5760.149
7016Lituania42,794,8700.143
3417Slovenia32,111,4610.142
1918Irlanda74,977,4000.141
6619Armenia42,967,9000.135
7420Cipro1888,0000.113
7421Figi1889,3270.112
7322Kosovo21,782,1150.112
2623Bulgaria76,445,4810.109
1624Svezia1110,373,2250.106
525Francia6464,835,7730.099
726Gran Bretagna6567,878,7350.096
4827Svizzera88,632,7030.093
6828Kirghizistan66,608,5000.091
2529Belgio1011,550,0390.087
5530Botswana22,374,6980.084
3231Cuba911,193,4700.080
4132Israele79,190,2000.076
2733Serbia56,641,1970.075
5134Grecia810,724,5990.075
8035Albania22,845,9550.070
3036Azerbaigian710,095,9000.069
1237Canada2738,986,5950.069
938Italia4058,761,1020.068
8039Porto Rico23,193,6940.063
840Corea del Sud3251,757,4070.062
3641Austria58,935,1120.056
3742Hong Kong47,609,2000.053
2843Cechia510,699,1420.047
2344Romania919,917,9840.045
1045Germania3383,267,9450.040
5046Portogallo410,295,9090.039
1547Spagna1847,490,3400.038
148Stati Uniti126341,139,0190.037
8449Qatar12,717,3600.037
1350Uzbekistan1335,484,3120.037
351Giappone45122,875,5570.037
4352Kazakistan719,724,8560.035
7953Tagikistan39,313,8000.032
2254Ucraina1237,484,5880.032
3555Taipei Cinese723,566,4710.030
7456Mongolia13,451,4020.029
5957Repubblica Dominicana310,448,4990.029
4958Ecuador517,625,0480.028
5259Tunisia311,708,3700.026
4260Polonia1040,511,9760.025
6861Corea del Nord625,550,0000.023
7462Panama14,278,5000.023
1763Kenya1155,791,4280.020
8464Slovacchia15,460,1360.018
8465Singapore15,685,8070.018
2166Iran1289,574,4890.013
6067Guatemala216,858,3330.012
5568Cile220,158,3100.010
4469Sudafrica660,795,9410.010
6470Turchia886,096,6110.009
7471Giordania110,829,6720.009
2072Brasile20217,185,8340.009
4473Thailandia671,854,7380.008
6674Colombia452,246,5410.008
5275Argentina345,953,0560.007
3976Algeria346,028,8480.007
277Cina911,425,360,9120.006
8078Malaysia234,537,2870.006
8479Zambia117,885,4220.006
6080Marocco238,073,9610.005
5581Uganda249,420,1160.004
6582Messico5129,041,3030.004
8483Costa d’Avorio126,453,5420.004
3784Filippine4118,443,6940.003
4785Etiopia4128,513,9770.003
8486Perù134,561,0290.003
5287Egitto3113,826,6470.003
3988Indonesia3278,954,9350.001
7189India61,436,840,0660.000
6290Pakistan1243,433,7410.000

Clicca QUI per scaricare i dati in formato xlsx.

Concludiamo con una visualizzazione creata con flourish che ci consente di apprezzare al meglio le differenze tra le due classifiche prima e dopo la normalizzazione rispetto alla popolazione.

slope visualization

Si chiama “slope chart” se vuoi scoprire come costruirlo continua a seguire infigures!

La semplificazione delle melodie nella musica pop

Nell’era dei big data e dell’intelligenza artificiale, anche la musica popolare non sfugge all’analisi quantitativa. Un recente studio condotto da musicologi computazionali della Queen Mary University di Londra ha rivelato una tendenza interessante: le melodie vocali nella musica pop sono diventate molto meno complesse nel corso del tempo.

Lo studio e i suoi risultati

Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha utilizzato modelli matematici per analizzare le prime cinque canzoni della Billboard (classifica generale) per tutti gli anni dal 1950 al 2023. I ricercatori hanno identificato tre “rivoluzioni melodiche” negli anni 1975, 1996 e 2000 – che hanno portato a una crescente semplicità nei due componenti principali della melodia: il ritmo e l’altezza delle note (alte a e basse).

Madeline Hamilton, la studentessa di dottorato che ha guidato la ricerca, afferma che sia il ritmo che l’altezza sono diventati progressivamente meno complessi nel periodo esaminato, con una diminuzione stimata del 30% per entrambi gli elementi.

La hit del 1975 “Love Will Keep Us Together” dei coniugi Captain & Tennille contiene molte note “inaspettate” e una certa complessità ritmica.

Al contrario, “Breathe” di Faith Hill, la canzone più ascoltata del 2000, non presenta alterazioni (diesis e bemolli) se non quelle in chiave ma molte ripetizioni e ritmi semplici.

La differenza tra questi due brani è lampante a giudicare dalla partitura (anche per coloro che non sono musicisti).

Metodologia dell’analisi

L’analisi condotta dai ricercatori è stata molto dettagliata e rigorosa. Hamilton ha personalmente ascoltato e trascritto le melodie vocali di 366 canzoni, utilizzando MuseScore, un programma di notazione musicale online. Per ogni melodia, sono state misurate otto metriche melodiche: quattro relative al ritmo e quattro all’intonazione. Queste includevano, ad esempio, il numero di note per battuta e l’intervallo melodico medio tra note consecutive.

Un aspetto particolarmente interessante dell’analisi è stato l’uso di un modello statistico sviluppato dal Dr. Pearce per misurare la prevedibilità di ogni melodia in termini di ritmo e intonazione. Questo modello cerca di “indovinare” quale nota seguirà nella melodia basandosi sulle note precedenti. Così facendo fornisce un’indicazione sull'”originalità” del brano. Inoltre, sono stati utilizzati dei modelli linguistici per rivelare i momenti significativi nell’evoluzione della musica pop.

Le cause della semplificazione

Gli autori dello studio suggeriscono che questa tendenza potrebbe essere il risultato di diversi fattori:

  1. L’accessibilità del software di produzione musicale digitale e le vaste librerie di campioni e loop hanno “democratizzato” la creazione musicale. Questo ha permesso a chiunque con un computer e una connessione internet di creare musica, ma potrebbe aver anche portato a una standardizzazione delle strutture melodiche.
  2. L’emergere e la popolarizzazione di generi come la disco negli anni ’70, l’arena rock, l’hip-hop e la musica elettronica negli anni ’90 e 2000 hanno introdotto nuovi approcci alla composizione. Questi generi spesso privilegiano il ritmo e gli elementi sonori complessi (come effetti, arrangiamenti elaborati e tecniche di registrazione avanzate) rispetto alla complessità melodica.
  3. I social media e le piattaforme di streaming musicale hanno cambiato il modo in cui consumiamo la musica. La necessità di catturare rapidamente l’attenzione dell’ascoltatore in un panorama saturo di contenuti potrebbe aver spinto verso melodie più semplici e immediate.
  4. La cultura digitale ha abituato il pubblico a un linguaggio più semplice e conciso. Questo potrebbe aver avuto un riflesso nella musica.

Complessità vs Qualità

È importante notare che la diminuzione della complessità melodica non implica necessariamente una riduzione della qualità musicale. Gli autori dello studio sottolineano che altri aspetti della musica, come il numero di note suonate al secondo, sono in realtà aumentati nel tempo. Questo suggerisce che la perdita di complessità melodica potrebbe essere compensata da una maggiore complessità in altri elementi musicali.

Happy” di Pharrell Williams, la canzone numero uno del 2014, presentava una bassa complessità melodica ma una produzione musicale notevole.

Detto tutto questo, la semplicità melodica può avere una sua bellezza intrinseca e non dovrebbe essere interpretata necessariamente come un indicatore di declino artistico.

Mentre riflettiamo su questa evoluzione storica della musica pop, non possiamo ignorare un fenomeno emergente che potrebbe rappresentare la prossima frontiera nella produzione musicale: l’intelligenza artificiale. Oggigiorno, esistono infatti sofisticati sistemi di AI capaci di comporre, arrangiare e persino produrre brani musicali, rendendo la creazione musicale accessibile anche a chi non ha una formazione specifica. Questi strumenti stanno “democratizzando” il processo creativo, ma sollevano anche una serie di interrogativi: come influenzeranno la complessità e la diversità della musica futura? Cambieranno il nostro concetto di creatività musicale? E come si evolverà il ruolo dell’artista umano in questo nuovo panorama tecnologico?

Queste domande meritano un’analisi approfondita, che esploreremo in un prossimo articolo di infigures.it. Quindi mi raccomando: stay tuned!

[Articolo originale: The New York Times, “Pop Melodies Have Grown Simpler, Study Finds” di Alexander Nazaryan, 4 luglio 2024 – LINK ]

USA e la violenza

Dopo l’attentato a Donald Trump, in conferenza stampa Joe Biden ha usato queste parole per condannare l’atto: non c’è posto in America per questo tipo di violenza.

Le parole esatte sono state “there is no place in America for this kind of violence or any violence for that matter. An assassination attempt is contrary to everything we stand for as a nation. everything. It’s not who we are as a nation, it’s not America and we cannot allow this to happen.”

Non c’è posto in America per questo tipo di violenza o per qualsiasi altra violenza, un attentato è contrario a tutto ciò che rappresentiamo come nazione, non è ciò che siamo come nazione, non è l’America e non possiamo permettere che questo accada.

Bene (anzi male), forse Biden dimentica che l’America è quel paese che ha visto ben 4 dei suoi 46 presidenti assassinati. Abramo Lincoln (1865), James Garfield (1881), William McKinley (1901), John Kennedy (1963).

Forse Biden dimentica che in America ci sono più armi che persone. Nel 2021, un sondaggio ha rilevato che circa il 42% delle famiglie statunitensi ha dichiarato di possedere una o più armi da fuoco. I risultati sono ben rappresentati in questo grafico di Statista .

Una Paese che ha connaturato in sé il concetto di violenza. Un Paese il cui secondo emendamento legge “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero, una ben organizzata Milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare Armi, non potrà essere violato” e suona come un inno all’autogiustizia.

E visto che ci siamo, vediamo anche cosa dice l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) in tema di sicurezza. Negli Stati Uniti il tasso di omicidi (numero di omicidi ogni 100 000 abitanti) è pari a 5,6, un tasso superiore rispetto alla media OCSE, pari a 2,6. Per la cronaca in Italia il tasso è pari a 0,5.

Biden e anche Trump si dimenticano una campagna elettorale tutta incentrata sulla violenza verbale, su slogan privi contenuti, su l’avversario politico che diventa un nemico!

Le città più trafficate al mondo

Il Global Traffic Scorecard del 2023 è un report che fornisce i dati sulla mobilità delle aree più congestionate del mondo. Il report riporta i tempi medi di percorrenza di oltre 900 città in tutto il mondo.

Allora vediamo quali sono le città più congestionate d’Italia. Al primo posto si posiziona Roma (che si classifica al 15-esimo posto nella classifica mondiale) seguita da Milano (25 posto).

A seguire troviamo: Torino (94 posto), Palermo (104), Firenze (115), Bergamo (118), Genova (122), Varese (148), Napoli (153), Modena (170), Brescia (178), Verona (183), Bari (185), Salerno (188), Bologna (191), Rimini (196), Lecco (197).

Con Pelermo in 104-esima posizione a livello mondiale ci tornano subito alla memoria le parole de “lo zio” in Johnny Stecchino.

A livello globale New York risulta essere la città più congestionata al mondo. Di seguito la classifica delle prime 30 posizioni.

PosizioneCittàOre perseVariazione rispetto al 2022
1New York City NY101-4%
2Città del Messico9613%
3Londra992%
4Parigi974%
5Chicago IL9610%
6Istanbul9112%
7Los Angeles CA8913%
8Boston MA8814%
9Città del Capo8332%
10Jakarta6533%
11Miami FL705%
12Brisbane7410%
13Philadelphia PA694%
14Bangkok6325%
15Roma6915%
16Dublino7229%
17Toronto ON6321%
18Washington DC6320%
19Houston TX6212%
20Bruxelles684%
21Atlanta GA6120%
22Melbourne6221%
23Rotterdam6230%
24Praga6422%
25Milano608%
26Johannesburg5518%
27Seattle WA5825%
28Varsavia6115%
29Utrecht6544%
30Montréal QC5720%

Fonte dati: INRIX 2023 Global Traffic Scorecard

Emergenza demografica in corso

Di emergenza demografica ne abbiamo già parlato in passato (leggi Un Paese di vecchi -e pure bigotti-) ma di fatto la situazione continua a peggiorare. Ma con quale grado di intensità e a quale velocità?

Per trovare risposte a queste domande, abbiamo analizzato i dati demografici della popolazione italiana dal 1952 ad oggi, disponibili sul sito dell’ISTAT. Utilizzando questa lunga serie storica, abbiamo sviluppato una piramide dell’età animata per visualizzare in modo tangibile come la struttura demografica italiana sia drasticamente cambiata dal dopoguerra fino ad oggi.

Oltre a questo video abbiamo anche prodotto una dashboard per poter navigare i dati anno per anno.

Ma cos’è una piramide dell’età e come si legge?
La piramide dell’età (o piramide demografica) è uno strumento utilizzato dai demografi per studiare le popolazioni e le loro caratteristiche. In buona sostanza, la piramide dell’età è una rappresentazione grafica che illustra bene come si distribuisce una popolazione rispetto al genere e alle fasce d’età.

Ma perchè viene chiamata piramide dell’età quando la forma è completamente diversa da una piramide? Il punto è che la sua forma dipende dallo stadio di sviluppo demografico del paese considerato.

La teoria della transizione demografica ci dice che tutte le popolazioni al mondo passano attraverso quattro fasi di sviluppo demografico: (1) alta natalità e mortalità, (2) riduzione della mortalità ma alta natalità, (3) diminuzione della natalità e conseguente stazionarietà e infine (4) riduzione della natalità e conseguente situazione di contrazione demografica.

L’Italia dal 1952 ad oggi ha lentamente e inesorabilmente attraversato tutte queste fasi.

Basti pensare che dal 1952 al 2023 l’età media è aumentata da 32 a 46 anni mentre l’età mediana è passata da 29 a 48 anni. [Se non sai cos’è l’età mediana continua a leggere infigures 😁].

In estrema sintesi, tre sono le grandi problematiche che siamo tenuti ad affrontare:

  • La quota di persone anziane è sempre maggiore. Con un forte impatto sul sistema sanitario e su quello pensionistico
  • Nascono sempre meno bambini che rappresentano il futuro di ogni nazione
  • La quota di donne in età fertile nei prossimi anni è destinata a ridursi.

Il futuro dell’Europa

Stando agli ultimi numeri prodotti da Eurostat la situazione demografica del Vecchio Continente (di nome e di fatto) è piuttosto allarmante. Calano ovunque i tassi di fertilità. I pochi figli che si fanno si fanno sempre più tardi. La popolazione invecchia e si riduce.

Oggi facciamo il punto sui tassi di fertilità. Abbiamo costruito la dashboard seguente per navigare i dati di Eurostat dal 1960 al 2022 (ultimo anno disponibile).

In tutta Europa i tassi di fertilità sono inferiori alla soglia di mantenimento della popolazione ovvero di 2,1 figli per donna.

Nel 2022 il tasso di fertilità in Italia è stato 1.24. Nel 1964 era 2.66.

#noncirestachepiangere

Benessere Equo e Sostenibile 2024

È stata appena pubblicata la settima edizione della Relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (Bes) 2024.

La relazione BES è curata dalla Direzione Analisi e Ricerca Economico – Finanziaria del Dipartimento del Tesoro (MEF) e descrive l’evoluzione dello stato di benessere del Paese mediante 12 indicatori.

Tra questi indicatori rientrano il reddito disponibile lordo corretto pro-capite nominale, la disuguaglianza del reddito netto (S80/S20), la povertà assoluta, la speranza di vita in buona salute alla nascita, l’eccesso di peso, l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, il tasso di mancata partecipazione al lavoro con relativa scomposizione per genere, l’occupazione relativa delle madri con figli in età pre-scolare, le emissioni di CO2 e l’efficienza della giustizia civile.

In estrema sintesi, qui sotto viene riportato il quadro generale.

Per chi volesse approfondire questo interessante rapporto può scaricarlo qui in formato PDF.

Scacchi, che passione!

Oggi per gli amanti degli scacchi andiamo a vedere qualche numero su questo affascinante gioco. Sul sito ufficiale della Federazione Internazionale degli Scacchi FIDE, troviamo la classifica aggiornata dei primi 100 giocatori al mondo, che a febbraio 2024 vede nelle prime 5 posizioni:

Rank Nome Nazione Rating Anno di nascita
1 Carlsen, Magnus NOR 2830 1990
2 Caruana, Fabiano USA 2804 1992
3 Nakamura, Hikaru USA 2788 1987
4 Ding, Liren CHN 2762 1992
5 Giri, Anish NED 2762 1994

La classifica dei 100 giocatori più forti al mondo si presta ad alcune considerazioni interessanti. I giocatori hanno un’età che varia dai 18 anni dell’indiano Dommaraju Gukesh ai 56 anni dell’israeliano Boris Gelfand. Questo a dimostrazione del fatto che gli scacchi sono un gioco per tutte le età. Giocatori anche giovanissimi possono dire la loro a livello internazionale. Ricordiamo su tutti Teymur Rəcəbov che nel 2003 a soli 15 anni vinse una partita contro Kasparov nel torneo di Linares.

Diamo ora un’occhiata alla nazionalità dei giocatori nella top 100.

Nazione Numero di giocatori nella Top-100
Stati Uniti d’America 12
India 10
Cina 9
Federazione Russa 7
Azerbaijan 5
Federazione Internazionale degli Scacchi (FIDE) 5
Ucraina 5

Spiccano su tutti americani e indiani anche se poi l’attuale campione mondiale è il norvegese Magnus Carlsen (classe 1990). Segue la Cina con 9 giocatori nella top100. Discorso a parte per i russi, gli scacchi rivestono infatti un’importanza significativa nel mondo russofono, tanto da essere considerati uno sport nazionale in Russia e nei paesi della ex Unione Sovietica. Questa passione per gli scacchi è radicata nella cultura e nella storia della regione, con una lunga tradizione di eccellenza nel gioco degli scacchi. Da notare anche che alcuni giocatori russi stanno ora gareggiando sotto la bandiera della FIDE.

Da notare la completa assenza di giocatori italiani nella top 100. A onor del vero, va detto che l’attuale #2 al mondo, Fabiano Caruana, è italo-americano e in passato ha gareggiato per la federazione italiana. Ma ora non più. Per avere il senso delle non esaltanti performance dei giocatori italiani, diamo uno sguardo ai punteggi medi dei top 10 giocatori per paese. I numeri sono sempre quelli della FIDE. Con una media di 2535, l’Italia si colloca in 29-esima posizione.

Veniamo ora ai ratings dei primi 100 in classifica che variano dai 2638 ai 2830 di Magnus Carlsen. Numeri da capogiro messi in confronto con quelli dei giocatori che frequentano le due più grandi community online di scacchi: lichess.org e chess.com. Il grafico che segue illustra la distribuzione dei punteggi degli utenti della piattaforma lichess. Punteggi che seguono una distribuzione gaussiana con un punteggio medio intorno ai 1500 punti. La curva in giallo indica il percentile.

Interessante notare che queste piattaforme sono frequentate anche da campioni internazionali, spesso sotto falso nome. Sempre pronti a darsi battaglia ricordandosi che

Il gioco degli scacchi è lo sport più violento che esista.

Garry Kasparov

Chiedimi se sono felice.

Oggi andiamo ad esplorare alcuni numeri che descrivono il grado di soddisfazione degli europei riguardo la propria vita personale. Si tratta di un piccolo estratto di una più ampia indagine condotta da Eurostat sugli indicatori della qualità della vita nell’Unione europea.

La pubblicazione completa presenta un’analisi dettagliata di 8+1 dimensioni che tentano di misurate i diversi aspetti della qualità della vita. Le prime otto dimensioni della qualità della vita si concentrano su vari aspetti individuali, come le condizioni materiali di vita, l’ambiente e l’occupazione, che sono analizzati sia da una prospettiva oggettiva che soggettiva. Qui ci concentriamo sull’ultima dimensione la soddisfazione generale della propria vita.

Teniamo ben a mente che questa indagine si basa su autovalutazioni dei rispondenti, quindi è importante interpretare i dati con la dovuta cautela.

La prima considerazione è che i cittadini dell’UE sono piuttosto soddisfatti della propria vita. Con riferimento all’anno 2022, cui fanno riferimento questi dati, la soddisfazione media si attesta sui 7,1 punti su una scala che va da 0 (per niente soddisfatto) a 10 (molto soddisfatto). La soddisfazione risulta più alta in Austria (7,9) e in Finlandia, Polonia e Romania (ciascuna a 7,7), mentre più bassa in Bulgaria (5,6), Germania (6,5) e Grecia (6,7). E chi lo avrebbe mai detto che rumeni e polacchi fossero più soddisfatti della propria vita rispetto ai tedeschi!

In media i giovani nell’UE sono più soddisfatti della propria vita rispetto ai più maturi (65 anni e più) tranne che in alcuni paesi come ad esempio Danimarca, Svezia e Irlanda. Inoltre, la soddisfazione aumentava con il livello di istruzione. Su quest’ultimo punto c’è però da dire che il dato è influenzato in una certa misura anche dal livello di reddito (che tendenzialmente è legato al livello di educazione).

Per quanto riguarda le differenze di soddisfazione tra aree urbane e rurali, non ci sono indicazioni nette. Esistono Paesi dove si è più felici in città (Bulgaria, Romania, Lituania, Slovacchia, Portogallo, Ungheria, Croazia, Cipro, Germania e Slovenia) e in altri dove si è più felici in campagna (Malta, in Austria, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda, Svezia, Danimarca e Lussemburgo). In Italia da questo punto di vista non ci sono differenze significative: 7.2 in città, 7.1 nelle piccole città e 7.2 nelle aree rurali.

Infine il rapporto Eurostat mostra che la soddisfazione dipende in larga misura dal tipo di famiglia, quasi per nulla dal sesso e molto dal livello di reddito. Della serie: i soldi fanno la felicità!

Per quanto riguarda la tipologia di famiglia, le persone in famiglie con figli a carico hanno costantemente riportato i livelli più alti di soddisfazione.

Il fatto che le famiglie con figli a carico siano più soddisfatte di quelle senza figli a carico è piuttosto specifico del contesto europeo, poiché le ricerche in altri continenti hanno spesso rilevato il contrario.

Per approfondire: Eurostat – overall experience of life 2022