Un Paese di vecchi (e pure bigotti).

Istat: «Con 400mila nascite all’anno siamo un paese da 30 milioni di abitanti». Questo il titolo di un recente articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore in cui il presidente dell’ISTAT Gian Carlo Blangiardo parla dell’invecchiamento generale della popolazione italiana.

Di fatto il tema del calo demografico non è una questione sufficientemente discussa all’interno dell’agenda politica. Quasi completamente assente nei programmi di azione politica. Si preferisce discutere di altre questioni, spesso minimali e marginali. L’impressione è che non si affrontino mai le problematiche vere del paese: l’evasione fiscale, l’eccessiva burocrazia, le competenze digitali, il digital devide, il sistema pensionistico, le mafie,…

La piaga di Palermo? Il traffico!

Eppure la crisi demografica in Italia ha fortissime ripercussioni sul PIL, sul sistema pensionistico, sulla spesa sanitaria, sul tessuto sociale e i rapporti tra le diverse generazioni. Poi quando si prova ad affrontare il problema, lo si fa con una campagna a dir poco imbarazzante nel nome e nel contenuto.

Quando di fatto il calo demografico è da ricercarsi in toto alla mancanza di un ambiente favorevole per chi dovesse decidere di avere dei figli. A parlare sono i numeri: i nuovi nati in Italia nel 2020 sono stati 404 mila. E per metterla con le parole del presidente dell’ISTAT

Stante l’aspettativa di vita alla nascita di circa 80 anni, 400mila nascite sono compatibili con una popolazione che nel lungo periodo si ferma a poco più di 30 milioni, non di 59 come è adesso

Gian Carlo Blangiardo

Nel frattempo quella che una volta veniva chiamata la piramide dell’età ora assomiglia sempre più tragicamente a una giara!

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